Sono apparse oggi sulla stampa regionale le cifre relative ai compensi dei dirigenti delle banche popolari venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca). Due banche in crisi nera che hanno registrato nel solo 2014 perdite record pari a quasi 2 miliardi di euro svalutando le loro azioni del 23% ciascuna. Orbene nonostante questo i vertiti, Zonin e Consoli in testa, percepiscono emolumenti stratosferici pari a 1,5 milioni nel caso di Zonin, presidente della Popolare vicentina. Oltretutto un ruolo, quello di presidente, non operativo. Ma evidentemente il "padre-padrone" Zonin risponde ad altre logiche. Nel caso di Veneto Banca i numeri sono meno precisi ma si tratta comunque di cifre di tutto rispetto e, secondo le ricostruzioni del Fatto Quotidiano, nel solo 2009 l'allora amministratore delegato della popolare trevigiana avrebbe incassato 3,7 milioni. I compensi dei dirigenti sono stabiliti dal consiglio di amministrazione che a sua volta è votato dalla assemblea dei soci. Ora pare logico che se una banca svaluta le azioni non paghi solo pantalone cioè il piccolo azionista. Pagnino anche i vertici il cui operato ha portato le due banche a pessimi risultati di gestione e perdite milionarie. Perchè le assemblee dei soci non propongono di azzerare i compensi dei dirigenti lasciando eventualmente solo un gettone di presenza? E perchè la assemblea di domani di Veneto Banca non chiede la testa immediata di Consoli, attuale direttore generale? Consoli principale artefice del disastro non penserà poi di ricevere dalla banca liquidazioni milionarie. Se così fosse invito i soci a rivalersi sul signor Consoli. A dire il vero tutto il c.d.a. della popolare trevigiana andrebbe azzerato, varando al contempo una operazione di accorpamento con una banca esterna al territorio, capace di tornare a valorizzare Veneto Banca. Un matrimonio tra le due popolari venete sarebbe quanto di peggio si possa immaginare per il rilancio dei due istituti. Sarebbe utile solo ai soliti noti per continuare a regnare incontrastati, lucrando alle spalle degli azionisti, facendo gattopardescamente finta di cambiare tutto. La casta inamovibile e immarcescibile non è solo quella dei politici romani. Ne abbiamo fulgidi esempi anche nella nostra regione.
La commissione parlamentare antimafia ha reso pubblica la lista dei cosiddetti impresentabili , cioè dei candidati sui quali pendono giudizi o addirittura condanne anche se non ancora definitive. Sono 17 in tutto: 12 del centro-destra e 5 del centro sinistra. Tra questi spicca il candidato governatore della Campania, il sindaco (anzi ex ) di Salerno, De Luca. Non intendo soffermarmi sull'aspetto legale o etico ma, a poche ore dal voto, vorrei sottolineare che De Luca è stato votato legittimamente e democraticamente sindaco di Salerno e poi sempre dagli elettori campani candidato governatore del Pd . Anche ammettendo che non tutto sia stato fatto alla luce del sole, non si può non affermare che De Luca non abbia ottenuto un largo consenso popolare da parte dei cittadini campani. A questo punto mi chiedo: se De Luca è impresentabile cosa sono i suoi elettori che pure, credo, siano a conoscenza dei gravi reati a suo carico? De Luca è rientrato nella lista non per l’ultima
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