Allego il testo della mia lettera inviata al direttore di Vvox Alessio Mannino (pubblicata oggi vedi qui)
Egregio direttore,
Egregio direttore,
ho letto con vivo interesse il suo pezzo di oggi sulle Popolari Venete. Lucida analisi sulla tragica situazione in cui versano i due istituti.
A questo punto chiediamoci chi si schiera apertamente per il no alla trasformazione in spa di Veneto Banca e BPVi. Non vedo un parterre affollato per svariati motivi. Chi pensa di poter ambire a un posto nel nuovo cda, nel quale in ogni caso conterà come il due di picche soprattutto dopo l'aumento di capitale.
Altri gruppi e associazioni non si sono apertamente espressi e non risulta pervenuta ad oggi alcuna posizione da parte delle associazioni dei consumatori a parte federconsumatori schieratasi apertamente per il si. Per una volta possiamo provare a ribellarci al diktat dei poteri "forti" in primis la Banca d'Italia, che impone ordini alla massa dei sprovveduti soci, dopo aver permesso a Zonin e c. di fare il bello e il cattivo tempo? Assolutamente si. Credo che oggi la via maestra per salvare il salvabile sia una trattativa seria per ritardare a tempi migliori la quotazione in borsa, ipotesi da Lei sostenuta con convinzione e da me sostenuta anche sabato all'incontro di Dese promosso don Torta e rifondere almeno parte del danno subito da quei soci che hanno comperato le azioni negli ultimi anni, soprattutto quelli che hanno aderito agli ultimi aumenti di capitale. Magari istituendo un fondo ad hoc. Si tratta come dice Lei di una emergenza sociale e vanno salvaguardati i molti soci-azionisti spinti sull'orlo del baratro da questa situazione, valutando magari caso per caso.
Stiamo analizzando con un pool di esperti tutti i possibili scenari; forniremo le nostre valutazioni nel corso delle prossime assemblee pubbliche con gli azionisti.
Francesco Celotto
presidente ASEV
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