Dopo Bpvi, come ampiamente da me previsto, anche Veneto Banca finisce in pancia al fondo Atlante.
E adesso che accadrà?
La ipotesi di vendita a soggetti creditizi esteri è inverosimile: nessuno ha interesse a fare una simile operazione, acquistando una banca con 7,5 miliardi circa di crediti deteriorati di cui 4,5 netti cioè ancora da accantonare. Una banca con un basso livello di accantonamenti (pari al 35% circa contro una media italiana del 43%) e un ancor piu' basso livello di accantonamenti a fronte di probabili contenziosi legali con i soci. Senza contare la mancata restituzione di molti finanziamenti cosiddetti "baciati", concessi cioè a fronte dell'acquisto di azioni che oggi valgono zero.
Tra maggiori accantonamenti e mancata restituzione dei fidi il buco da coprire ammonta a circa 7-800 milioni. L'aumento di capitale è in pratica già in gran parte bruciato.
Oltre a questo la banca ha un eccesso di personale in Italia e nelle filiali estere stimabile in non meno di 2000 unità. Oggi sono 5700 circa agli addetti che lavorano nella banca per un totale di 550 sportelli che andranno tagliati a mio avviso non meno del 30-40%.
A fronte di questi numeri nessun istituto straniero ha oggi alcun interesse a rilevare la banca, che sta subendo un costante deflusso di clienti e depositi.
Gli istituti italiani hanno quasi tutti seri problemi da risolvere per pensare di acquistare Veneto Banca per cui il quadro appare oggi desolante.
La unica soluzione appare la fusione con BPVi, la vendita delle attività a maggior valore aggiunto (BIM e partecipazione in Arca sgr), la ristrutturazione con chiusura di sportelli e il taglio brutale del personale. Solo in questo modo la banca potrà ristabilire qualche livello di redditività.
In ogni caso la eventuale nuova banca che nascerà dalla fusione delle due Popolari avrà bisogno entro un anno o meno di un nuovo aumento di capitale. La ristrutturazione sarà dolorosa e la redditività tornerà non prima del 2019-2020. Solo allora, non prima realisticamente parlando, si potrà tentare la vendita o la nuova quotazione in borsa. Alla fine il destino si è compiuto e meno male che c'è il fondo Atlante. Che fine hanno fatto i "grandi" soci? Forse neppure il buon Bruno Zago (presidente di Per Veneto Banca) ha creduto, nonostante le roboanti promesse (abbiamo già raccolto 600 milioni !), nella banca. Si sono sciolti come neve al sole, emblema di una classe dirigente e imprenditoriale di pigmei, mai veramente interessati al territorio, sempre interessati invece al loro personale e meschino tornaconto. Il Veneto mi auguro che trarrà le opportune e necessarie conseguenze da questa bastonata. Una sana lezione di umiltà che, spero, farà finalmente abbassare i toni. Smettetela di dire che siamo i migliori. Non lo siamo, anzi non lo siamo mai stati, da nessun punto di vista.
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