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LETTERA AL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI VICENZA CAPPELLERI

21 giugno 2016 

Oggetto – Andamento e prospettive dell’inchiesta sulle responsabilità degli ex amministratori della ‘Banca Popolare di Vicenza’.


Signor Procuratore,

il recente suicidio del pensionato Antonio Bedin ed il riemergere sui media di notizie su vicende di un passato non troppo lontano che ebbero come protagonisti, da un lato i vertici della ‘Banca Popolare di Vicenza’ dell’epoca, ‘in primis’ il suo presidente Gianni Zonin, e dall’altro - con differenti ruoli professionali e divergenti valutazioni -  la dottoressa Cecilia Carreri ed altri magistrati, qualcuno dei quali ancora in servizio nel Palazzo di Giustizia di Vicenza, rendono indilazionabile secondo la nostra Associazione una presa di posizione pubblica, netta e precisa della Procura sull’andamento e sulle prospettive dell’inchiesta riguardante le gravi responsabilità dei precedenti amministratori della citata banca.
Tale convinzione è basata sul fatto che quello di Antonio Bedin non è il primo suicidio di soggetti particolarmente esposti a certe scelte perché esasperate dalla situazione nella quale sono venuti a trovarsi: vittime di raggiri bancari, di inadeguati controlli sull’esercizio del credito da parte delle competenti autorità d’alto loco e di interventi giudiziari – a quanto pare, stando alle rivelazioni della dottoressa Cecilia Carreri – boicottati in passato ed oggi ritenuti troppo lenti.
Elena Bertorelli, delegato nazionale della ‘Casa del Consumatore’, ha dichiarato recentemente sulla stampa: «Purtroppo siamo venuti a conoscenza di un tentativo di suicidio da parte di una 75enne e di un suicidio da parte di un signore di 49 anni che si è spento il giorno 8 giugno dello scorso anno. Entrambi sono azionisti di BpVi». Per quanto riguarda il tentativo di suicidio, «una famiglia dell’alto Vicentino si è rivolta a noi dopo che l’anziana madre, scoperta la verità sul fatto di aver perso i risparmi di una vita, è caduta in una profonda disperazione tanto che una notte si è alzata e ha assunto tutti i farmaci che ha trovato in casa per poi cadere al suolo. Ora è in trattamento farmacologico per depressione. La signora aveva lasciato due scritti. In uno fa espresso riferimento “alla banca”: gli scritti sono stati consegnati ai Carabinieri che li hanno trasmessi in Procura».
E’ noto che, soprattutto gli anziani sono particolarmente esposti a situazioni del genere, come dimostra l’ allarmante dichiarazione apparsa sulla stampa di Emilia Laugelli, responsabile dell’unità di Psicologia Clinica Ospedaliera dell’ospedale di Santorso della Ulss 4, nonchè coordinatrice - in collaborazione con il professor Gianpiero Turchi, docente alla facoltà di Psicologia della Università di Padova - del progetto “inOltre: la salute degli imprenditori” nato su input della Regione Veneto, nel quale operano ben dieci psicologi che 24 ore su 24 tengono attivo un numero verde (‘Numero verde anti suicidi o anti crisi’) che risponde alle chiamate di persone colpite dalla crisi economica. «Le persone anziane – spiega la Laugelli - quelle che hanno lavorato una vita sono soggetti ad alto rischio. Si tratta di gente che ha condotto una esistenza spesso riservata nell’ambito della quale il lavoro duro portato avanti frequentemente nell’ambito esclusivo della cerchia familiare ha costituito un valore importantissimo, quasi assoluto. Di fronte ad eventi come il collasso delle banche queste persone si trovano di fronte al crollo di un mondo in cui riponevano attese e aspettative».
Questi due casi di suicidio si aggiungono a quelli di decine di piccoli e medi imprenditori che negli ultimi anni hanno deciso di farla finita per le difficoltà finanziarie delle loro aziende dovute anche al rifiuto di concessione di prestiti da parte di varie banche.
Troppi responsabili della gestione eccessivamente restrittiva del credito e di raggiri a danno di soci e clienti, nei confronti dei quali sono stati ipotizzati comportamenti penalmente rilevanti, anche gravi, non hanno invece assunto la responsabilità dei loro comportamenti attraverso provvedimenti restrittivi della libertà personale.
In questo contesto, relativamente alla situazione della ‘Banca Popolare di Vicenza’, la nostra Associazione si permette di far presente che la dottoressa Cecilia Carreri, per l’esperienza acquisita da magistrato proprio a Vicenza - anche relativamente ad un’inchiesta, tra il 2002 e il 2003,  a carico del presidente dell’epoca stessa banca Gianni Zonin - ha dichiarato in un’intervista al ‘Corriere del Veneto’ del 19 scorso: «Devo notare la grande differenza di interventi e di risultati di altre Procure rispetto a quella di Vicenza che, in casi analoghi, hanno adottato diverse condotte investigative e cautelari, più sollecite e incisive, soprattutto in rapporto all’estrema gravità dei fatti […]. Da circa un anno pur nel rispetto del segreto delle indagini, non si vedono risultati. A Vicenza c’è troppa inerzia, ma qualcuno deve pur pagare per quello che è accaduto».
«Per reati di questa gravità e danni così rilevanti ai risparmiatori – ha sottolineato nella conclusione la dottoressa Carreri - è previsto il carcere».
La nostra Associazione ha avuto modo di accertare che questa versione e le notizie dei due suicidi e del tentato suicidio già citati hanno suscitato diffusa e profonda impressione non certo positiva, oltre che nei soci della banca, nell’opinione pubblica che segue la complessa vicenda con notevole sensibilità civica, convinta che l’ affermazione della Carreri sia da riferire al rischio di fuga e/o di inquinamento delle prove da parte di indagati, data la “benevolenza” che soprattutto Gianni Zonin avrebbe avuto – secondo la dottoressa - in passato in ambienti giudiziari, le influenze maturate nel tempo in vari organismi ed ai favori concessi a persone influenti dallo stesso. In passato, ad esempio, la stampa ha dato notizia che in Sicilia nella ‘Banca Nuova’, facente parte del ‘Gruppo Banca Popolare di Vicenza’, sono stati assunti familiari e parenti di uomini politici e di magistrati.
Sempre secondo i pareri raccolti fra la gente, la nostra Associazione ritiene che la misura auspicata dalla dottoressa Carreri («Per reati di questa gravità […] è previsto il carcere») potrebbe creare le condizioni per la realizzazione di opportuni e tempestivi approfondimenti consentendo l’accelerazione dei tempi dell’inchiesta e scongiurando il pericolo, paventato dai più, che alla fine tutto possa andare in fumo per via della prescrizione. A tal scopo la nostra Associazione ha già proposto nei mesi scorsi al Ministro della Giustizia Orlando di creare un vero e proprio pool di esperti finanziari che coadiuvino nelle inchiesta sulla ‘Banca Popolare di Vicenza’ i magistrati della Procura.
In attesa di quanto richiesto, le auguriamo buon lavoro e porgiamo cordiali saluti.
                                                               
Prof. Vincenzo Guidotto
Presidente Associazione Soci Banche Popolari Venete
www.assopopolarivenete.it info@assopopolarivenete.it 


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