La proposta di rimborso dei vecchi soci di fatto azzerati di Veneto Banca e BPVicenza non può che essere un primo positivo parziale punto di partenza. Come abbiamo avuto modo di dire va integrata con altro per renderla accettabile ai soci. Da una parte un rimborso a lunga scadenza rappresentato da strumenti obbligazionari e dall'altra da misure fiscali a vantaggio dei soci individuali.
La associazione soci banche popolari venete ha avanzato mesi fa una proposta concreta che prevede ,in sintesi, la emissione di 1 miliardo di euro di bonds senior, a fronte della cessione di crediti in sofferenza pari ad almeno 3 miliardi, a favore dei soci che hanno acquistato azioni a partire dal 1 gennaio 2017 con una cedola crescente (step-up) ma con floor minimo dell'1%. I bonds sono divisi in tranches uguali di durata rispettivamente pari a 5,10,15,20 anni. Considerando che le azioni emesse dopo il primo gennaio 2007 sono pari a 114.000.000 ad ogni azione spetterebbe la assegnazione di un valore pari a euro 8,8 in media. Questo valore unito ai 9 euro di rimborso cash per i soci di Bpvi e ai 5-6 euro in media per i soci di Veneto Banca rappresenta un rimborso totale pari a circa 15-18 euro al netto della cedola dei bonds , crescente in relazione alla percentuale effettiva di recupero dei crediti in sofferenza, assegnati ad una società esterna ma comune alle due banche.
La associazione aveva presentato tempo fa anche la proposta di portare in detrazione dal reddito le perdite causate dalla svalutazione delle azioni delle due banche esattamente come avviene oggi per le società. Vorremmo che su questo la politica battesse un colpo visto che ad oggi nessuno ha dato ascolto a quella che ci pare una proposta di buon senso. Una proposta che permetterebbe di far risparmiare circa 6-7.000 euro di tasse in media ad ogni socio. La perdita potrebbe essere portata in detrazione in 5 o 10 anni in modo da non avere un impatto troppo pesante sui conti dello stato.
Queste tre misure comporterebbero un ristoro complessivo per ogni socio pari a circa il 40-50% di quanto perso, favorendo il possibile recupero del necessario clima di fiducia verso le due banche (unito a vantaggi commerciali come già prospettato dalle stesse), senza il quale nessun investitore avanzerà serie proposte di acquisto e di rilancio dei due istituti.
Il solo 15% proposto ci sembra troppo poco per poter tentare di riconquistare sul serio il territorio e i clienti, evitando al contempo cause milionarie contro gli istituti. Auspichiamo quindi l'avvio di un serio confronto su questo da parte dei vertici degli istituti e da parte anche della politica.
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