Bastano due conti della serva per dimostrare il sostanziale default cui va incontro la costruenda Superstrada Pedemontana Veneta.
Per primo il dato sui flussi di traffico che potrà essere al massimo di 20.000 veicoli al giorno. Se tutto va bene quindi la società che gestisce la superstrada incasserà ogni anno ( supponendo un pedaggio di euro 10 e ipotizzando, cosa non verosimile, che tutti i veicoli compiano l'intero percorso e durante tutti i mesi dell'anno) 72 milioni di euro. In totale fanno per i 39 anni di durata della concessione 2 miliardi 808 milioni di euro.
Il secondo è un dato finanziario e cioè gli interessi sul famigerato project-bond pari all'8% annuale . Il bond dovrebbe essere pari a circa 1,6 miliardi e quindi ipotizzando un bond decennale garantito dalla BEI il totale degli interessi che la Sis dovrà pagare fa 128 milioni di euro all'anno ovvero 1,28 miliardi in dieci anni.
Se sommiamo questo dato finanziario con il costo che dovrebbe sostenere la SIS per la realizzazione dell'opera fa un totale di 2,88 miliardi di euro . Senza contare i costi di esercizio, la manutenzione, i costi generali, le spese risultano già superiori ai ricavi. Chiaramente questo dimostra che l'opera mai raggiungerà il break even point (bep ) ovvero il pareggio. Sarà una strada sempre in perdita. A nulla servirà abbassare del 10 o 15% il costo del pedaggio perchè aumenterà forse di poco il traffico e con esso i ricavi. Ma in misura sostanzialmente ancora insufficente a conseguire un utile per il progetto.
Considerando questi dati risulta difficile credere che la BEI e la CDP diano il via libera al bond decennale ( che comunque la Sis non sarebbe in grado di rimborsare dato che non ha sufficiente capitale proprio nè margini futuri adeguati) e quindi la Spv è destinata a bloccarsi per mancanza di fondi. Anche una eventuale boccata di ossigeno da parte dello Stato non risolverebbe il problema. Al massimo allungherebbe l'agonia.
Ci chiediamo come sia possibile affidare i lavori di realizzazione della strada senza avere adeguatamente valutato il merito e la solidità finanziaria del concessionario Sis ( che ad oggi pare avere contribuito con soli 60 milioni al progetto)e soprattutto le stime di traffico, considerando che il quadro economico è molto diverso rispetto a quando il progetto è stato pensato. Fatto gravissimo che comporta per il nostro territorio il rischio di una ferita insanabile a livello paesaggistico, ambientale e finanziario con la perdita di una arteria gratuita come la Nuova Gasparona. Non vogliamo una nuova Salerno-Reggio Calabria nel pieno del Nord-Est.
Di fronte al dafault conclamato di questa opera i rimedi non sono molti: o i privati e le associazioni di categoria, che tanto hanno a cuore la realizzazione dell'opera ci mettono i soldi, (ipotesi inverosimile) o la strada torna sotto il completo controllo dello Stato , togliendo di mezzo il fantomatico projet financing e il suo mentore ovvero Vernizzi con tutta la sua struttura commissariale, ritornando ad un progetto condiviso con il territorio, i comitati, la popolazione. Un progetto meno impattante, meno costoso, piu' corto e molto meno impegnativo a tutti i livelli. Lo stato si è comunque impegnato a fornire al concessionario 1 miliardo. Noi crediamo che aggiungendo qualche centinaio di milioni si possa portare a termine l'opera.
Ma per fare questo chiediamo il blocco immediato dei cantieri e la apertura di un tavolo di confronto con i comitati e il territorio per verificare cosa serve davvero e di quali risorse disponiamo. Il tempo dei giochi e delle imposizioni dall'alto è finito. E con esso anche quello delle gestioni commissariali di plenipotenziari disposti a tutto per di portare a termine un disastro sulla nostra pelle a vantaggio dell'interesse di pochi.
Massimo Follesa portavoce Covepa
Francesco Celotto attivista Covepa- consulente ed esperto in finanza
Commenti
Posta un commento