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La paura (infondata) del bail in di VB e BPVi

In questi giorni certa stampa economica e non sta agitando con forza lo spauracchio del bail in per le due ex popolari.
Ipotesi totalmente peregrina ed infondata evocata con l'unico scopo di fare pressione per fare firmare la transazione ai vecchi soci.
Il bail in non accadrà per alcune semplici ragioni:

1) il sistema bancario ha già iniettato nelle due banche 3,5 miliardi che se queste fallissero andrebbero in fumo. Se avessero voluto farle fallire lo avrebbero fatto ben prima di adesso ad esempio in occasione dell'aumento di capitale dell'anno scorso. Invece si sono inventati un bail in mascherato con la creazione del fondo Atlante;

2) se volessero farle fallire lo stato non avrebbe attivato la garanzia statale sugli ultimi bond emessi dalle banche per avere un interesse basso sulle emissioni stesse. In caso di bail in queste emissioni sarebbero a rischio;

3) lo Stato non avrebbe messo in campo 20 miliardi di euro di aumento del debito pubblico per gli aumenti di capitale precauzionali necessari per MPS, le due venete e forse Carige o altri istituti in crisi (ad esempio Banca Popolare di Bari).

In questo momento la BCE e la UE stanno negoziando con il governo italiano il salvataggio di queste banche che se dovessero fallire porterebbero al collasso l'intero sistema bancario italiano.
La BCE vuole che i vecchi soci firmino per eliminare i costi di possibili contenziosi legali e per fare questo ha bisogno di evocare lo spettro del fallimento: prendere o lasciare.
Per fare appunto pressione sui soci per firmare la transazione.
L'altro punto sul quale è in corso una sorta di braccio di ferro con l'Europa è quello riguardante gli npl. Bruxelles non vuole che l'aumento di capitale precauzionale dei due istituti a carico del Tesoro, che dovrebbe valere circa 5-6 miliardi, serva per coprire le perdite derivanti da accantonamenti sui crediti deteriorati, pari a circa 17 miliardi. Se si applicasse questa idea non si capisce chi e come coprirebbe queste perdite. Privati disposti ad investire sulle due banche a queste condizioni non ce ne sono e pertanto la unica va di uscita è quella di coprire le ingenti perdite (non meno appunto di 5-6 miliardi ma alla fine non basteranno) con denaro pubblico.
La vera partita politica è questa e si sta giocando sulla pelle dei vecchi soci.
L'altro punto delicatissimo del quale oggi non si parla, è quello riguardante la gestione del personale in esubero. Non meno di 4-5.000 persone. Altro nodo costoso e ad oggi irrisolto.
Una possibile mina sociale che comunque una volta chiusa la transazione con i soci, approvato il bilancio 2016 e il relativo aumento di capitale e la fusione (non prima di novembre-dicembre 2017) andrà affrontato. Nel frattempo con due banche-zombie, ferme, incapaci di attirare nuovi clienti e una snervante partita in corso con Bruxelles (e soprattutto con i soci di maggioranza dell'Europa ovvero i tedeschi) a fine 2017 si saranno accumulate altre sostanziose perdite. Il conto totale alla fine, ne sono quasi certo, sarà di 10 miliardi tra buchi da coprire sui crediti, costi di ristrutturazione per il personale in esubero etc. Le due anatre zoppe venete alla fine avranno bruciato tra passati e nuovi aumenti di capitale la cifra mostruosa di quasi 25 miliardi di euro. Due banchette che hanno perso quasi i soldi di MPS, terzo istituto italiano. Il tutto, come accade da troppo in Italia e in Europa (vedi caso Grecia) per non aver voluto affrontare i problemi per tempo, continuando a far finta di nulla. Politica in primis. Ma anche una sostanziosa parte di società civile. 

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