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B.Popolare Vicenza-Veneto Banca: questo matrimonio non s'ha da fare

Vicenza chiama Montebelluna. Ieri si è svolta la assemblea della Banca Popolare di Vicenza, che punta a unirsi a Veneto Banca in vista della trasformazione obbligatoria per legge in s.p.a.. Un matrimonio che non s'ha da fare, nonostante la opinione favorevole dei vertici di Pop. Vicenza. Due anatre zoppe non imparano da sole a correre. E tali oggi sono le due popolari nostrane, zavorrate da una gestione opaca, da una gestione dei crediti a dir poco clientelare come dimostrato dalle ispezioni della Banca d'Italia e recentemente dalle indagini della magistratura sul versante Veneto Banca. Le due Popolari hanno accumulato perdite per oltre1.500 milioni, hanno dovuto fare rettifiche di bilancio e al fondo svalutazione crediti ma in realtà la opera di pulizia del bilancio è appena iniziata e non ci sorprenderemmo se venissero fuori altre magagne. Ricordo che le due banche avevano passato per un soffio gli stress test della BCE, nonostante avessero  proceduto a sostanziosi aumenti di capitale (1 miliardo Pop. Vicenza, 475 milioni Veneto Banca). Che probabilmente non saranno sufficienti. Come non saranno sufficienti, ahime, i recenti tagli del 23% al valore (peraltro autodeterminato dai cda delle due banche) delle azioni. Le due banche hanno un capitale superiore al patrimonio ( circa 1,2 ), cosa che non ha eguali guardando alle popolari quotate come BPM o UBI Banca. Di piu'. Se dovessimo prendere per buoni i parametri delle popolari quotate (capitale/patrimonio 0,7) il valore della azione Banca Popolare di Vicenza sarebbe di 24 e quello di Veneto Banca 15. Un disastro per i piccoli risparmiatori che avevano confidato nella bontà degli istituti di credito nostrani, affidando loro, sotto forma di acquisto di azioni , i risparmi di una vita. Che rischiano di essere fortemente svalutati con perdite di oltre il 50%. Colpa di management poco trasparenti e clientelari, di operazioni avventate e spesso di ambizioni che andavano troppo oltre l'ambito territoriale, senza che vi fossero le necessarie capacità finanziarie. Unire due realtà deboli non porta a nulla; partendo da questi presupposti non si costruisce la forte Banca del Nord Est a cui aspira il nostro territorio. Serve solo al piu' a salvare le poltrone dei soliti noti e a far finta di cambiare tutto per non cambiare nulla. Molto meglio come ha fatto la Popolare di Marostica pensare a un partner esterno (la altoatesina Volksbank nel caso in questione) in grado veramente di rilanciare le nostre disastrate popolari, facendo piazza pulita dei vertici e ripulendo i bilanci da incagli e sofferenze. Le due popolari del Nord Est erano diventate progressivamente istituti per finanziare gli amici degli amici e non per sostenere il territorio e le p.m.i. nostrane, alla faccia dei proclami dei vertici. Che dire poi della politica veneta silente oggi sul tema nonostante il governatore Zaia promettesse battaglia per difendere la identità autoctona di Veneto Banca non piu' tardi di un anno fa? Si è visto a cosa ha portato il localismo della Popolare di Montebelluna: a difendere i mandarini locali, diventando terreno fertile per clientelismi del tutto estranei alla logica di mercato, portando a perdite fortissime. Meglio che Veneto Banca e Popolare di Vicenza pensino a cercare un partner esterno al Nord-Est, meglio ancora se straniero. Solo così potranno diventare banche competitive. 

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