Ci chiediamo come mai la BCE abbia applicato due pesi e due misure nel caso delle richieste di rinnovo del cda delle Popolari Venete. A Veneto Banca ha chiesto di rinnovare il cda già prima della quotazione in borsa, prevista per giugno, nella prossima assemblea prevista per il 5 maggio e che dovrà approvare il bilancio 2015. Nel caso di BPVi, che ha già deliberato la approvazione del bilancio 2015, invece nulla. La BCE non ha richiesto di rinnovare un cda nel quale sono ancora presenti condannati in primo grado come Matteo Marzotto (per evasione fiscale) e Marino Breganze (per usura). Come mai questa differenza di trattamento? Che senso ha rinnovare il cda di Veneto Banca un mese prima della quotazione in borsa che trasformerà l'assetto proprietario comportando forse la nomina subito dopo l'esordio in borsa di un nuovo cda? Vorremmo ricevere su questo punto delle spiegazioni esaurienti da parte della BCE, vero dominus e decisore del destino e del futuro delle nostre Popolari.
Guardando oggi alla situazione politica del paese e ai suoi protagonisti vengono in mente i nani e le ballerine del circo. Un coacervo di partiti e movimenti senza idee, nè valori programmatici, nè programmi convincenti. Il nulla. Tanto da far rimpiangere i politici di vecchia scuola e la politica di qualche decennio fa che, magari, qualche valore lo aveva. Il problema è che anche chi nei partiti si oppone ed è contrario alla linea ufficiale alla fine non ha il coraggio o la forza di proporre qualcosa di alternativo. Eppure nel vuoto dell'oggi ci sarebbe una prateria disponibile. Purtroppo nel Pd come nel M5S o in Forza Italia i dissidenti non hanno abbastanza carisma e al dunque si appiattiscono, spesso per mera convenienza, sulle posizioni dominanti legittimando di fatto lo status quo, incapaci di arrivare ad uno strappo con quel sistema dal quale comunque traggono indirettamente una qualche forma di legittimazione e riconoscimento. Oggi non c'è spazio per il carisma,...
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