Apprendiamo oggi che il possibile e auspicabile tetto al diritto di voto del 5% per i soci non sarà previsto nel nuovo statuto di Veneto Banca spa.
Un segnale evidente e inequivocabile: conterà nella nuova s.p.a. chi avrà più azioni. Dimostrando una volta di più che la banca è già stata venduta a chi non è ancora dato saperlo. E dimostrando che la operazione è di tipo speculativo: vendere una banca malata, ma pur sempre localizzata in una delle zone più ricche d'Europa e quindi appetibile, a qualche grosso gruppo che se la porterà a casa per un piatto di lenticchie o quasi. Con buona pace dei soci ( piccoli e grandi ) che non conteranno più nulla. Una operazione voluta in primis dalla Bce a cui il governo Renzi ha dato supinamente il proprio avvallo. A questo punto vorrei conoscere le strategie dei tanti gruppi, comitati e associazioni dei soci in vista del voto e soprattutto come tenteranno di difendere gli interessi in primis dei piccoli azionisti. Una volta di più una operazione a vantaggio della grande finanza a completo discapito del territorio e dei suoi interessi con buona pace dei tanti, Zaia in primis, che strepitavano per il grande polo bancario nordestino. Progetto fallito, che lascerà un danno, l'ennesimo, per i risparmiatori. Un danno per la sola Veneto Banca stimabile in almeno 3 miliardi di euro. Che fare? Piegarsi all'ennesima truffa o reagire? Proviamo almeno a votare no e a iniziare una trattativa politica per ritardare la quotazione in borsa.
Francesco Celotto
presidente ASEV
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