Ci chiediamo come si possa pensare realisticamente di rilanciare le nostre due malandate banche popolari, Veneto Banca e BPVIcenza, senza un deciso taglio dei costi del personale.
Le affermazioni del sottosegretario Baretta (Pd) apparse sulla stampa odierna appaiono avulse dalla realtà. I due istituti hanno un rapporto cost-income di circa il 100% ovvero i ricavi da commissioni e altro coprono appena i costi operativi, tra cui la voce prevalente è il costo del lavoro. La media italiana è del 60% e quindi le nostre banche sono assolutamente fuori mercato. In una situazione come questa chi può essere interessato all'acquisto di banche zavorrate da costi altissimi, incapaci di attrarre nuovi clienti e aumentare quindi la propria redditività? Suggeriamo all'onorevole Baretta di guardare seriamente alla realtà dei fatti. Il rilancio di Veneto Banca e BPVicenza passa attraverso due imprescindibili pilastri: taglio drastico dei costi e tavoli di conciliazione con una proposta seria per tentare di riacquistare la credibilità perduta. Solo questo permetterà di creare un polo bancario appetibile per eventuali acquirenti.
Le due Popolari sommano circa 11.000 posti di lavoro dei quali crediamo sia necessario il taglio di non meno del 30-40%, in considerazione anche del rapido processo di sviluppo della banca virtuale e digitale.
Ulteriori ritardi sarebbero letali per la sorte di Veneto Banca e BPVicenza.
Francesco Celotto
vicepresidente Assopopolari Venete
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