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Il vero business dietro il fondo Atlante: l'acquisto dei crediti in sofferenza

Il fondo Atlante ha raccolto il minimo che si era prefissato: 4 miliardi, 4,25 per la precisione.
Hanno partecipato 67 investitori tra cui Intesa, Unicredit, CDP, Generali e varie Fondazioni bancarie.
Questi denari serviranno appena a coprire gli aumenti di capitale delle Popolari Venete: 1 miliardo per Veneto Banca, 1,7 per BPVi e 1 miliardo per Banco Popolare. 
Il vero business del fondo non è però quello di acquistare azioni di banche in crisi, sperando che poi si rivalutino, ma quello dell'acquisto dei famosi NPL (crediti in sofferenza tradotto in italiano corrente). Sono pari a 200 miliardi piu'160 miliardi di incagli (ovvero prestiti scaduti da piu' di 90 giorni). Totale 360 miliardi. Oggi questi crediti hanno un valore di mercato pari al 18-20%. La scorsa estate MPS ha venduto una tranche di npl da 1 miliardo a un veicolo del gruppo Deutsche Bank al 18% del valore facciale. La stessa società recupererà poi il 40-45% del valore facciale. Guadagno 22-27%. Non male. Se pensiamo alla montagna di NPL del sistema creditizio c'è da pensare che alimenti gli appetiti di tanti. 360 miliardi il cui valore di mercato è di 72 miliardi e che potrebbe portare un guadagno di altri 72 miliardi o piu'. Se poi pensiamo che queste società sono di proprietà in molti casi di primari gruppi creditizi vien da pensare che con questo meccanismo molte istituzioni finanziarie in perdita intendano recuperare gli utili persi con il business bancario.
Vien poi da domandarsi come mai le banche non si attrezzino per recuperare motu proprio i denari persi anzichè venderli a prezzi stracciati ad altri. In questi giorni è al vaglio anche la riforma del recupero crediti in base alla quale si potranno acquisire le proprietà messe a garanzia dopo 18 rate non pagate. Senza passare per il sistema lungo e difficoltoso delle aste.
Provvedimento giusto che sbloccherà il mercato dei NPL in Italia contribuendone ad alzare il valore di mercato dal 20 a un 30% o piu'. Una buona notizia per gli istituti di crediti i quali hanno ancora da accantonare queste perdite potenziali su crediti pari a 80 miliardi ( sui 200 ) e gli incagli pari a 160 miliardi. Una bomba da 240 miliardi che incombe sulle banche, le quali potranno essere chiamate ad accantonare nei prossimi anni 100 miliardi circa (il 40% del totale). Questi 240 miliardi saranno poi venduti nella migliore delle ipotesi al 30% totale 75 miliardi circa, con una ulteriore nuova potenziale perdita per il sistema bancario pari a 65 miliardi circa. 
Ecco il vero motivo per cui è nato il fondo Atlante senza considerare che dovremmo capire a chi siano stati prestati quei 360 miliardi di potenziali crediti in sofferenza. Pare che una percentuale molto piccola di soggetti ( meno del 5%) abbia ricevuto oltre l'80% dei prestiti in sofferenza. Questo 5% è in gran parte rappresentato da aziende e sono finanziamenti di elevato importo.
Pantalone deve continuare a pagare la furbizia e la ingordigia di una casta di banchieri avidi, egoisti e immorali?
E' ora che si faccia luce sulla intera vicenda. 

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