Una prima lettura del dato del voto regionale in Emilia-Romagna (pur se parziale 1500 sezioni scrutinate su 4500) emette già una sentenza chiara e netta: la Lega Nord doppia, o quasi, il M5S (21% contro il 13% circa ). Un flop totale invece è quello di Forza Italia che raccoglie solo il 9% dei voti. Questo scrutinio avrà riflessi pesanti all'interno del centro-destra; certifica la grande ascesa di Matteo Salvini, che si riprende i voti che erano andati al M5S e contemporaneamente può legittimamente insidiare Forza Italia quale primo partito di destra in Italia; soprattutto se saprà ricomporre o sanare le frizioni interne con l'ala tosiana del partito. In una terra tradizionalmente ostile il Carroccio ottiene un ottimo risultato, che fa ben sperare per il futuro, anche se il baratro del non voto è in agguato anche per il partito che fu di Umberto Bossi, giacché l'ettorato è pronto a cambiare rapidamente casacca, ma anche a voltare la faccia al nuovo, o presunto tale appena acclamato. La cosa vale per il Prd, per i cinque Stelle e protrebbe valere anche per il neo-rinato Carroccio, il quale se vuole guadagnare credibilità deve necessariamente sdoganarsi da Silvio Berlusconi. Per quanto riguarda M5S questo continua la parabola discendente: dal 25% delle politiche al 21% delle europee al 13% delle regionali. E sbaglia chi sostiene che non si può confrontare una tornata politica con quella amministrativa. Nel M5S dovrebbero recitare finalmente un solenne mea culpa a partire da Grillo e Casaleggio; i quali dovrebbero anche accettare la responsabilità di un programma e d'una squadra di pessimo livello. Il risultato dell'Emilia-Romagna avrà riflessi anche in Veneto, al voto tra pochi mesi, consegnando una Lega in salute e un M5S sempre piu' in difficoltà. Il Pd vince in scioltezza in una sua roccaforte, ma deve riflettere sul clamoroso dato dell'astensionismo che va oltre il 60%.
Guardando oggi alla situazione politica del paese e ai suoi protagonisti vengono in mente i nani e le ballerine del circo. Un coacervo di partiti e movimenti senza idee, nè valori programmatici, nè programmi convincenti. Il nulla. Tanto da far rimpiangere i politici di vecchia scuola e la politica di qualche decennio fa che, magari, qualche valore lo aveva. Il problema è che anche chi nei partiti si oppone ed è contrario alla linea ufficiale alla fine non ha il coraggio o la forza di proporre qualcosa di alternativo. Eppure nel vuoto dell'oggi ci sarebbe una prateria disponibile. Purtroppo nel Pd come nel M5S o in Forza Italia i dissidenti non hanno abbastanza carisma e al dunque si appiattiscono, spesso per mera convenienza, sulle posizioni dominanti legittimando di fatto lo status quo, incapaci di arrivare ad uno strappo con quel sistema dal quale comunque traggono indirettamente una qualche forma di legittimazione e riconoscimento. Oggi non c'è spazio per il carisma,...
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