In queste ore il governatore del Veneto Luca Zaia ha parlato di rimuovere dal vincolo del patto di stabilità le opere destinate al riassetto idrogeologico. Si tratta di una proposta sensata, non originalissima peraltro, ma che da sola fa fatica a stare in piedi. In tal senso ci sono alcune considerazioni da fare. Uno, il patto di stabilità interno (che è in parte la prosecuzione di quello voluto dalla Ue nel 1997), introdotto dal centrodestra, e mai toccato dal centrosinistra, è un insieme di norme e procedure che ha come primo compito quello di puntellare un bilancio dello Stato traballante senza intaccare i privilegi e le rendite di posizione. Due, la vera questione starebbe nel disimpegnare la maggior parte dei fondi destinati alle grandi opere per destinarli al riassetto idrogeologico e all'ambiente più in generale. La cosa, per l'ennesima volta è stata ribadita lunedì sera a Ottoemezzo su La7 dal professore Tomaso Montanari. Sarà l'ennesimo allarme caduto nel vuoto?
Sui media sono apparsi in questi giorni varie notizie riguardanti la SPV. Il commissario per la costruzione della superstrada Vernizzi ha convocato la stampa per rispondere alle 70 contestazioni avanzate dalla Corte dei Conti sulla discussa opera. Tra i tanti dati presentati dal commissario uno macroscopico balza all’occhio : una opera delle dimensioni della SPV, il cui costo è già incrementato di oltre 400 milioni rispetto al progetto originale presentato, non ha il closing finanziario ovvero non ha ancora i finanziamenti necessari per la realizzazione. E’ come se una persona iniziasse a fare una casa senza sapere dove e soprattutto se troverà i soldi. Ma qui non si tratta di una casa ma della piu’ grande opera pubblica attualmente in costruzione in Veneto. Il concessionario SIS, secondo quanto affermato da Vernizzi, ha assicurato il closing entro marzo. Ma qui si fa notte fonda. I bene informati dicono che l’amministratore delegato di SIS, l’ing. Dogliani, avrebbe incar...
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