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Parentopoli a 5 Stelle


Sono già emersi in varie parti d'Italia casi di parentopoli a 5 Stelle: la portaborse, che poi ha rinunciato, della senatrice pugliese Lezzi è la figlia del compagno della parlamentare, mentre la senatrice campana Moronese ha addirittura assunto il fidanzato come assistente. Questi i casi piu' eclatanti poi ci sono i casi di parlamentari la cui moglie o marito è consigliere comunale o candidato a qualche carica. Anche il M5S non è insomma immune da questa forma di nepotismo. Che tocca purtroppo anche il Veneto. Una delle candidate alle regionali per la provincia di Verona è la moglie del capogruppo in consiglio comunale a Palazzo Barbieri Gianni Benciolini, uno dei fondatori del M5S Veneto e uno dei fedelissimi di Casaleggio in regione, già delegato per le politiche del 2013 assieme a Borrelli (oggi eurodeputato) e Claut (assessore all'urbanistica a Mira). La signora non ha infranto alcuna regola, ha ottenuto legittimamente i voti per entrare in lista, ma motivi di opportunità fanno ritenere, soprattutto nel caso del M5S, che sia meglio lasciare fuori da incarichi o candidature i parenti stretti. Ricordo che a Treviso nell'agosto 2013 l'allora capogruppo M5S in consiglio Alessandro Gnocchi, fu di fatto espulso dal Movimento per aver proposto un incarico per la compagna nell'ente pubblico "Ente Parco Naturale e Regionale del Sile". In quel caso Borrelli accusò Gnocchi di nepotismo e clientelismo. Stranamente invece nel caso di Benciolini nessuno ha osato sollevare obiezioni al fatto che la moglie del capogruppo in comune a Verona si sia candidata alla carica, ben piu' importante e remunerata, di consigliere regionale. Forse ci sono due pesi e due misure. I fedelissimi possono fare quello che vogliono, gli altri debbono seguire pedissequamente le regole a pena di espulsione. I principi devono valere per tutti. Vero Borrelli?

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